Le 5 ferite dell’Anima o karmiche dell’uomo

Le 5 ferite dell’Anima o karmiche dell’uomo

Le ferite dell’Anima, chiamate anche ferite karmiche, rappresentano un argomento cardine per comprendere l’origine di tutta la sofferenza vissuta.

Essenzialmente, l’Anima si incarna con delle memorie irrisolte (Karma) da risolvere. Può essere stato un rifiuto, un abbandono o un profondo senso di inadeguatezza che ancora ereditiamo da un’imprecisa vita passata e che, inevitabilmente, continuerà a persistere fintantoché non guariremo questi tagli interiori con la comprensione, l’accettazione e il perdono.

Tuttavia, come ho scritto nel mio libro La Legge di Attrazione al servizio dell’Anima: “Per fronteggiare queste ferite irrisolte, l’ego addotta dei meccanismi di difesa ben precisi per riuscire a mantenersi sempre a una debita distanza dal dolore pulsante dei suoi tagli emotivi. La sua strategia psicologica è quella di indossare delle maschere comportamentali per nascondere quello che ancora non è stato risolto emotivamente, in modo tale da poter sviare e confondere chi ha davanti a sé. ” Come spiega la stessa psicologa Lise Borbeau: «La ferita interiore può essere paragonata a una ferita fisica che hai da tempo su una mano, una ferita che continui ad ignorare, che hai trascurato di medicare. Hai preferito metterci sopra un cerotto per non vederla. Questo cerotto equivale a una maschera. Così facendo, hai pensato che potessi fare finta di non essere ferito. Ma credi davvero che fosse la soluzione giusta? Certamente no! Tutti lo sappiamo benissimo, l’ego però non lo sa. È uno dei suoi modi per giocarci un brutto tiro».

A tal proposito, a cavallo degli anni duemila, la psicoterapeuta canadese Lise Borbeau pubblicò un libro chiamato Le ferite dell’anima e come guarirle. Dopo aver interagito per anni con decine migliaia di pazienti, l’autrice giunse alla conclusione che parte del progetto di ogni Anima consiste proprio nel trascendere queste ferite karmiche attraverso un rinnovato amore per sé stessi.

È l’Anima a scegliere di incarnarsi in una precisa famiglia perché sa nel suo profondo che saranno proprio i genitori ad attivare queste memorie nei suoi primi anni di vita e, secondo le scoperte fatte dalla psicoterapeuta canadese, questo dolore emotivo può essere suddiviso in cinque ferite ben precise e, ad ognuna di essa, può essere associata una precisa maschera comportamentale dell’ego:

 

Ferita del rifiuto– Maschera del fuggitivo

Ferita dell’abbandono– Maschera del dipendente

Ferita dell’umiliazione– Maschera del masochista

Ferita del tradimento– Maschera del controllore

Ferita dell’ingiustizia– Maschera del rigido

 

Le ferite presenti dentro di noi possono variare, alcuni potrebbero averle tutte e cinque mentre altri potrebbero possedere solo una singola ferita. Tuttavia, almeno una è presente in ogni persona!

Inoltre, come sostiene l’autrice, queste ferite non sono silenziose ma del tutto visibili nella tua vita esterna! D’altronde il principio universale è chiaro: tutto ciò che vive dentro di te si riflette al di fuori di te. Pertanto, un’Anima che si incarna con una ferita del rifiuto o dell’abbandono vivrà, inevitabilmente, relazioni del tutto uguali a quanto già esperito in passato.  Attraverso il potere della Legge di attrazione e della Legge del Karma (per approfondire: “Legge di Attrazione: la guida definitiva” “Che cos’è il Karma: la guida completa”) ci ritroveremo a vivere per riflesso relazioni, avvenimenti e circostanze simili al dolore della ferita. Per esempio, se una persona possiede una ferita del rifiuto, per mezzo del potere attrattivo della Legge di Attrazione, attrarrà ciclicamente relazioni in cui sarà poco accettata dal partner o dai suoi coetanei, poiché la prima persona a rifiutare la sua unicità è proprio lei stessa. Ad ogni modo, prima di approfondire ogni singola ferita dell’Anima, ti lascio un passaggio del libro le “Le ferite dell’Anima e come guarirle” che incornicerà quanto appena detto con ancora più chiarezza:

 

“Quando nasce un bambino, sa nel profondo del cuore che la ragione per cui si incarna è d’essere se stesso, pur vivendo molteplici esperienze. La sua anima, d’altronde, ha scelto la famiglia e l’ambiente in cui nascere con uno scopo ben preciso: quella di vivere delle esperienze fino ad accettarle e ad amarsi attraverso di esse. Fintantoché un’esperienza viene vissuta nella non- accettazione, ovvero nel giudizio, nel senso di colpa, nella paura, nel rimpianto o in altre forme di non-accettazione, l’essere umano continuerà ad attrarre a sé circostanze e persone che gli faranno rivivere quella medesima esperienza.

Alcuni non solo la rivivono più volte nel corso di una stessa vita, ma devono reincarnarsi più volte per riuscire ad accettarla completamente.

…. Più soffri in una data situazione o con una certa persona, più il problema viene da lontano. Per aiutarti, puoi contare sul tuo Dio interiore che è onnisciente (conosce ogni cosa), onnipresente (è ovunque) e onnipotente (il suo potere non ha limiti). Questa potenza è sempre presente e all’opera dentro di te; agisce in modo da guidarti verso persone e situazioni funzionali alla tua crescita, affinché tu ti evolva in base al disegno di vita scelto prima di nascere.

Ben prima di nascere, infatti, è il tuo Dio interiore a dirigere la tua anima verso l’ambiente e la famiglia che ti serviranno nella nuova esistenza. Quest’attrazione magnetica, questi obiettivi, sono determinati da quanto ancora non sei riuscito a vivere nell’amore e nell’accettazione nel corso delle vite precedenti, e dalle situazioni ancora irrisolte dei tuoi futuri genitori, situazioni che potranno risolvere attraverso un figlio come te. Ecco perché di solito figli e genitori hanno da risolvere le stesse ferite. Nascendo, perdi la consapevolezza di tutto il tuo passato, perché ti concentri soprattutto sulle necessità della tua anima che vuole che tu ti accetti, con le tue acquisizioni, i tuoi difetti, i tuoi punti di forza e di debolezza, i tuoi desideri, la tua personalità, eccetera. Tutti abbiamo questa necessità.”

 

 

 LA FERITA DEL RIFIUTO

 

NOTA: Possedere la ferita del rifiuto non significa possedere TUTTE le caratteristiche elencate qua sotto. Dipende dalla gravità e dalla complessità della propria ferita. Alcuni potranno riconoscersi in qualche punto mentre altri si riconosceranno in quasi tutti i passaggi. 

Secondo l’autrice, la ferita del rifiuto rappresenta una ferita estremamente profonda che porta la persona in questione a sentirsi respinta in tutto il suo essere. Tra le cinque ferite, quella del rifiuto è quella che si manifesta più precocemente. Solitamente, l’anima che scende sulla Terra vive il rifiuto fin dalla nascita, a volte addirittura anche prima del parto.

 

“Facciamo l’esempio di un figlio non voluto, quello che arriva, per così dire, “accidentalmente”. Se l’Anima di questo bambino non ha risolto il senso di rifiuto, ovvero se non riesce a sentirsi a proprio agio, a rimanere se stessa malgrado il rifiuto, il bambino necessariamente vivrà il rifiuto. Un esempio flagrante è il caso del piccolo di sesso diverso rispetto a quello che i genitori volevano. Naturalmente ci sono altre ragioni per cui un genitore può rifiutare suo figlio, ma qui l’importante sta nel rendersi conto che soltanto le anime che hanno bisogno di vivere quest’esperienza si sentiranno attratte verso un genitore, o dei genitori, che rifiuteranno il loro figlio.”

 

La persona che vive il rifiuto non percepisce la realtà in maniera oggettiva. Ciò significa che interpreta gli eventi attraverso il filtro della sua ferita e potrà sentirsi rifiutato anche quando questo non avviene in maniera oggettiva. Infatti, quando il bambino comincerà, attraverso il suo filtro soggettivo della realtà, a sentirsi rifiutato, egli inizierà a costruirsi la maschera del fuggitivo. Letteralmente una nuova personalità, un nuovo carattere, che sarà sviluppato con lo scopo di evitare di rivivere questa ferita.

 

LA MASCHERA DEL FUGGITIVO

 

Questa maschera si può riconoscere dalla morfologia del corpo che adotterà un corpo striminzito, contratto e poco “ingombrante” così da riuscire nelle situazioni di difficoltà a scappare o a nascondersi. Il “fuggitivo” non vuole occupare spazio. Maggiore sarà l’impressione della sua fragilità fisica e della sua poca robustezza, e maggiore sarà la profondità della ferita. Come sostiene Lise borbeau “ Il fuggitivo è una persona che dubita del proprio diritto di esistere e che non sembra essersi incarnata appieno. Questo spiega perché il suo corpo appare spesso frammentato, incompleto, come se gli mancasse un pezzo, o come se gli elementi del corpo non stessero uniti. “

La prima reazione di un fuggitivo è la fuga: quando un bambino sta vivendo nel periodo di vita in cui sta creando questa maschera, egli si rifugerà molto spesso nel suo mondo immaginario, ed è per questo che si tratterà perlopiù di un bambino buono, tranquillo, che non causerà problemi ai suoi genitori e, in generale, alle persone. Tenderà a divertirsi nel suo universo immaginario.

In genere il fuggitivo non possiede molte amicizie, sia a scuola che a lavoro. E’ considerato un tipo solitario che adotta la solitudine come suo stile di vita. Non sa di cosa farsene di troppe attenzioni. Maggiore sarà l’isolamento che adotterà il fuggitivo e più gli sembrerà di diventare invisibile. Entrando così in un circolo vizioso in cui avrà l’impressione di sentirsi rifiutato dall’esterno.

 

ALTRE CARATTERISTICHE DEL “FUGGITIVO”

 

  • Il fuggitivo in molti casi sviluppa problemi alla pelle come metodo inconscio per non farsi toccare o respingere una data persona.
  • Spesso si sminuisce e si paragona alle persona che ritiene migliori o superiori a lui.
  • Può addirittura capitare che trova difficoltà a credere che qualcun altro possa sceglierlo come amico, partner o via dicendo.
  • Nelle situazioni in cui è al centro dell’attenzione si sente a disagio, si paralizza divenendo impacciato nei movimenti e nella comunicazione.
  • Se qualcuno lo interrompe mentre sta parlando, la sua prima reazione è quella di pensare che non è importante.
  • Trova difficoltà ad esprimere le proprie opinioni perché ha paura che confrontandosi possa essere respinto. L’errore centrale è che vive nella convinzione inconscia che siccome non è compreso non sarà amato.
  • Il fuggitivo è un perfezionista. Tenderà a ricercare la perfezione con lo scopo inconscio di essere accettato e mosso dalla paura che se facesse un errore verrebbe rifiutato.
  • La paura più forte del fuggitivo è la paura del panico. Inconsciamente tende a fuggire perché ha paura di interfacciarsi con questa sensazione paralizzante.

 

 

LA FERITA DELL’ABBANDONO

 

La ferita dell’abbandono si sviluppa sul piano dell’avere e del fare e non dell’essere come avviene nel caso della ferita del rifiuto. Solitamente questa ferita si risveglia nei bambini in situazioni particolarmente specifiche:

  • Quando una madre si trova assorbita da un secondo figlio. Il bambino potrebbe sentirsi abbandonato per le meno attenzioni che la madre non è riuscita a concedergli.
  • Se entrambi i genitori del bambino lavorano e hanno poco tempo per accudirlo.
  • E altri casi descritti nel libro.

Solitamente chi soffre della ferita dell’abbandono possiede anche la ferita del rifiuto. In base alle osservazioni della psicologa francese, l’abbandono è vissuto nella maggior parte dei casi con il genitore del sesso opposto e il rifiuto con il genitore dello stesso sesso. Perciò chi possiede queste due ferite avrà un rapporto con i genitori non troppo sereno, o meglio, consciamente potrebbero non esserci problemi ma su un piano più profondo potrebbe esserci molto risentimento nei loro confronti.

 

LA MASCHERA DEL DIPENDENTE

 

Come afferma la psicologa francese, il corpo del dipendente presenta poca tonicità. Se avessimo davanti un fuggitivo e un dipendente con una corporatura magra, la sostanziale differenza sarebbe nella tonicità muscolare. Il fuggitivo seppur mingherlino presenta una corporatura eretta e ben sostenuta mentre il dipendente possiede una tonicità floscia e cadente. Ad ogni modo, la paura più forte del dipendente è la paura della solitudine. Non sapendo gestire questo disagio interiore, il dipendente si sente incapace di vivere da solo e di non essere in grado di affrontare gli eventi della vita. Si sente smarrito, vuoto e inutile senza la presenza di una persona al suo fianco. Proprio per questo, rimane disperatamente aggrappato agli altri e fa di tutto per ottenere attenzioni: preferisce rimanere a galla in una relazione caotica piuttosto che restare da solo. Pertanto, a conseguenza del punto sopra, il dipendente possiede un grande abilità nel non vedere i problemi di coppia.

Come sottolinea la psicologa francese: ” Fra i cinque tipi caratteriologici, quello del dipendente si presta meglio a diventare vittima. Una vittima è una persona che crea, nella propria vita, problemi di ogni genere, soprattutto problemi di salute per attirare l’attenzione. Questo risponde alle necessità del dipendente, che crede di non avere mai abbastanza attenzione. ” Inoltre, un’altra caratteristica di chi soffre di abbandono è la mancanza di ottimismo.  Il dipendente tende a drammatizzare ogni cosa e a rendere ogni problema una montagna insormontabile. Infatti, coloro che soffrono della ferita dell’abbandono sono persone emotivamente instabili, alcuni giorni sono felici mentre altri sono tristi.

 

ALTRE CARATTERISTICHE DEL DIPENDENTE

 

  • Poco coraggio nel prendere decisioni: il dipendente ha sempre bisogno di ricevere l’approvazione delle persone prima di prendere importanti decisioni. Il dipendente quindi ha un costante bisogno del sostegno altrui.
  • Il dipendente quando fa qualcosa per qualcun altro lo fa aspettandosi qualcosa in cambio, come una dimostrazione d’affetto. 
  • Il dipendente tende a piangere facilmente soprattutto quando parla dei suoi problemi o delle situazioni stressanti che sta sperimentando nella sua vita.
  • Un dipendente prova facilmente empatia per gli altri e tenderà a sentirsi responsabile della loro felicità o infelicità, proprio come è convinto che siano gli altri ad essere responsabili della sua felicità o infelicità.
  • Il dipendente in ambito nelle malattie, è stato un bambino che è stato spesso malato come metodo alternativo per ricercare attenzioni dai propri genitori.

 

LA FERITA DELL’UMILIAZIONE

 

Il bambino sviluppa la ferita dell’umiliazione quando si presentano situazioni in cui uno dei suoi genitori si vergogna di lui o prova vergogna per un loro giudizio, magari perché si è fatto la pipì addosso o perché ha combinato un guaio. Tuttavia, qualunque sia la circostanza, il bambino si sentirà umiliato, sminuito, paragonato e ciò risveglierà la ferita dell’umiliazione. Come spiega la psicologa francese:

“Il campo della sessualità ha anch’esso una buona parte di umiliazione potenziale. Per esempio, quando la mamma sorprende il bambino che si masturba ed esclama: «Maialino, non ti vergogni? Questo non si fa!», il bambino si sente mortificato, prova vergogna e più tardi avrà difficoltà nel campo sessuale. Se il bambino sorprende uno dei genitori nudo e percepisce che questi è a disagio, che cerca di nascondersi, ne dedurrà che bisogna aver vergogna del proprio corpo. “

 

LA MASCHERA DEL MASOCHISTA

 

Coloro che possiedono la ferita dell’umiliazione adottano la maschera del masochista. Come espresso anche dalla parola “masochismo”, esso tenderà a provare piacere nel soffrire e ricercherà in maniera inconscia opportunità per punirsi e umiliarsi. Questo tipo di persona vive nel complesso della vergogna e, in situazioni di disagio, al posto di temere il panico come il caso del fuggitivo, proverà vergogna, umiliazione o senso di colpa per le sue azioni.

Siccome il masochista si sente impuro, un maiale , sporco e senza cuore, sviluppa una costituzione fisica grassa di cui aver vergogna. E’ bene precisare che per costituzione grassa non si intende un corpo robusto, ma bensì un corpo con eccesso di grasso con lineamenti tondi e formosi. L’unica parte più robusta e ben strutturata è la parte della schiena perché solitamente il masochista si carica di eccessive responsabilità.

Il motivo tuttavia per cui il masochista è tendente alla grassezza è perché dentro di lui c’è molta energia bloccata nel corpo, perciò se riuscisse a esprimersi senza vergogna o sensi di colpa, il suo corpo dimagrirebbe, poiché riuscirebbe a sbloccare questa energia repressa.

Inoltre,  un’altra caratteristica di questa ferita è la permalosità. Quando il masochista viene criticato si sente umiliato e, provando un forte senso di vergogna, si sentirà giustificato dal rimproverarsi e addossarsi colpe inutili.

 

ALTRE CARATTERISTICHE DEL MASOCHISTA

 

  • Il masochista è una persona colma di dedizione. Fa di tutto per rendersi utile. Tuttavia in molti casi questo comportamento porta a sminuire le altre persone umiliandole, comunicando inconsciamente che in sua assenza, non siano in grado di cavarsela da sole.
  • Cerca in ogni modo di tenere tutto sotto controllo, ma la motivazione di fondo è mossa principalmente dalla paura di vergognarsi delle persone o di sé stesso. 
  • Il masochista fa fatica a comunicare le sue necessità per paura di vergognarsi o far vergognare qualcuno. Questo blocco può nascere, per esempio, nei contesti familiari in cui veniva detto al bambino di non parlare dei fatti della famiglia. Magari situazioni familiari come un parente tossicodipendente o un lutto tragico in famiglia.
  • Il masochista è ipersensibile, serve poco per ferirlo e, di conseguenza, fa di tutto per non ferire gli altri. Quindi, per esempio, appena qualcuno di cui è affezionato è infelice, crede di esserne il responsabile. Questo vivere in un continuo state di allarme rosso porta il masochista a concentrarsi sugli altri e non su sé stesso.

 

 

LA FERITA DEL TRADIMENTO

 

La maschera collegata alla ferita del tradimento è la maschera del controllore. Il controllore usa la forza per imporsi su sé stesso e, soprattutto, sugli altri. Vuole dare prova della sua responsabilità, delle sue capacità di leadership per diventare un punto di riferimento su cui riporre fiducia. Proprio per questo la corporatura del controllore è possente e robusta, come a voler dire: “Potete fidarmi di me, io sono responsabile”. Solitamente possiede le spalle più larghe delle anche, perciò quando una persona emana più forza nella parte alta del corpo vuol dire che possiede una ferita da tradimento. Per la donna-controllore la struttura fisica è diversa: essa concentra questa energia all’altezza dei fianchi, delle natiche e del ventre, tendendo ad avere un corpo a forma di pera. Perciò nelle donne, è solitamente la parte inferiore ad essere più larga delle spalle.

L’ego del controllore è smisurato, ha sempre il bisogno di dimostrare agli altri la sua efficienza e la sua affidabilità, ma questo va a discapito dei bisogni più profondi della sua Anima. Tuttavia, il controllore persegue un controllo ben diverso da quello sviluppato dal masochista. La differenza sta nel fatto che il masochista tende a controllare con l’esigenza di non provare vergogna per se stesso o per gli altri, mentre il controllore per dimostrarsi una persona efficiente, fedele, responsabile o per accertarsi che siano gli altri a mantenere i loro impegni.

 

ALTRE CARATTERISTICHE DEL CONTROLLORE

 

  • Tra le 5 ferite dell’Anima, il controllore è quella che presenta i maggiori sbalzi d’umore. Ora sembra felice e pieno di gioia, il minuto seguente colmo di rabbia e collera. Per questo è molto incline alla rabbia e all’aggressività, perché possiede poca pazienza e tolleranza nei confronti degli altri, di se stesso e verso situazioni che gli impediscono di esprimersi secondo le sue aspettative.
  • Al controllore piace arrivare in anticipo e poter controllare minuziosamente tutto ciò che accade. E’ lui il primo a spazientirsi quando ci sono dei ritardatari o quando consegna dei lavori in ritardo.
  • Ha difficoltà a delegare dei lavori ad altre persone, anche a persone fidate. Se lo fa, vorrà verificare continuamente che le cose siano fatte secondo le sue aspettative.
  • E’ più esigente con le persone del suo sesso opposto.
  • Odia oziare e vive con la convinzione che può concedersi dei momenti di relax solo quando ha finito tutti i suoi compiti.
  • E’ una persona che ha bisogno di far vedere agli altri cosa fa e come lo fa così da mostrare quanto sia responsabile ed efficiente e quindi, sia una persona di cui potersi fidare.
  • Il controllore ha difficoltà nel confidarsi, deve avere davvero fiducia in una data persona e sarà il primo a riferire agli altri ciò che gli è stato confidato.
  • Vuole sempre dire la sua anche quando non ce n’è bisogno. 
  • Il controllore perde facilmente il suo controllo quando qualcuno lo rimprovera per qualcosa, poiché non gli va di essere controllato, soprattutto quando questo avviene da un altro controllore. Ha perciò molte difficoltà a rapportarsi con le persone autoritarie in quanto crede che esse vogliono controllarlo. Improvviserà continue scuse per tutte le volte che verrà rimproverato.
  • Il controllore mente spesso, trova sempre delle buone ragioni per distorcere la realtà a proprio favore. Secondo la sua visione, le menzogne, che generalmente sono sottili, sono, a suo avviso, necessarie per raggiungere il fine che si è proposto o per trovarsi una giustificazione.

 

 LA FERITA DELL’INGIUSTIZIA

 

Una persona che soffre della ferita di ingiustizia non si sente rispettato e apprezzato per il suo valore. Questo avviene paradossalmente anche quando ottiene ottimi risultati rispetto a quanto è convinto di ricevere. La ferita di ingiustizia dunque può avvenire quando riteniamo di avere di più rispetto agli altri o quando possediamo di meno rispetto agli altri.

La maschera collegata alla ferita dell’ingiustizia è quella del rigido. Il rigido cerca di offrire prestazioni che mirano alla perfezione. Proprio per questo chi soffre di «ingiustizia» alimenta questa ferita diventando troppo esigente nei propri confronti, non rispettando i propri limiti e imponendo a sé stesso un enorme quantità di stress. Un «rigido» è critico e ingiusto con sé stesso, dà più peso agli errori che non ai buoni risultati, proprio per questo fa fatica a vedere le sue qualità positive.

Il rigido è una persona che taglia i ponti con il suo sentire, creandosi questa maschera in cui si convince che niente possa toccarlo, apparendo freddo e insensibile dinanzi agli occhi delle persone. Tuttavia, in realtà, il rigido è molto sensibile, ma preferisce non dare a vedere le sue emozioni.

La struttura del rigido possiede una struttura diritta, rigida e il più possibilmente perfetta. Ha spalle dritte, larghe quanto le anche. Egli possiede una paura repressa nell’ingrassare, farà di tutto purché non accada. Come spiega la psicologa francese:

 

“Fin da bambino, il rigido si rende conto di essere apprezzato più per ciò che fa che per ciò che è. Anche se questo non sempre è vero, lui ne è comunque convinto. Ecco perché diventa estremamente efficace, e incomincia a far da sé molto precocemente. Fa il possibile per non avere problemi, e anche quando ci è dentro fino al collo, preferisce dire di non averne pur di evitare di percepire la sofferenza che a tali problemi è collegata. È molto ottimista, spesso troppo. Crede che dicendo spesso «Non c’è problema!», le situazioni problematiche si risolveranno più in fretta. D’altronde, fa del suo meglio per risolverle da sé: non chiede aiuto se non come ultima spiaggia. […] Il rigido, come il controllore, ha spesso un problema di mancanza di tempo, ma per ragioni differenti. Al rigido mancherà il tempo perché vuole sempre che tutto sia troppo perfetto, mentre al controllore mancherà il tempo perché è troppo intento ad occuparsi degli affari altrui.”

 

ALTRE CARATTERISTICHE DEL RIGIDO

 

  • Al rigido non piace essere in ritardo ma può accadere che spesso lo sarà perché tenderà a perdere molto tempo per prepararsi.
  • Il rigido è molto attaccato al concetto di meritare. Se riceve molto senza aver lavorato molto, si convince di non meritarselo. Molto spesso le persone particolarmente rigide si organizzano addirittura per non ricevere nulla in quanto, a loro avviso, dovrebbero essere straordinarie per meritare una ricompensa.
  • Il rigido ha questa necessità di trovare ogni espediente per divenire perfetto nel più breve tempo disponibile. Se non è perfetto, dovrà tenersi sotto controllo per non far trasparire quel dato difetto. Divenendo così ingiusto e rigido nei suoi confronti.
  • Il rigido tende facilmente ad arrossire.
  • Si mette facilmente sotto accusa: per esempio quando si compra qualcosa di cui non ha realmente bisogno o quando si rende conto di far qualcosa di poco utile. Si auto-accusa di ingiustizia.

 

Se hai apprezzato questo articolo, metti un bel mi piace alla pagine del ilben-essere e continua a seguirmi attraverso le mie pagine social. Un abbraccio, stammi bene. Riccardo Ciattini.

 

Tag: #le cinque ferite dell’anima #ferite dell’anima #cosa sono le ferite dell’anima

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *