


L’allievo si lamentava tutti i giorni perché non riusciva a fare degli esercizi, non riusciva a raggiungere alcun tipo di obiettivo ma, soprattutto, non riusciva a mantenere uno stato sereno e duraturo.
Il maestro lo stava ad ascoltare ma non gli dava nessuna risposta, lasciando l’allievo in preda alla propria disperazione. Un bel giorno, dopo l’ennesima lamentela, il maestro gli disse: “la colpa è solo tua”. L’allievo già sapeva che la colpa era solo sua, ma voleva sapere in cosa sbagliava. Allora chiese al maestro: “Maestro, cosa sbaglio? cosa mi manca?”. Il maestro, che non amava dare risposte, lo invitò a seguirlo.
Mentre stavano uscendo dal monastero il maestro chiamò anche un altro allievo. Il primo allievo si stupì quando sentì il maestro chiamare proprio quell’ allievo perché l’allievo che il maestro chiamò era cieco.
Il maestro portò i due allievi in cima ad una montagna fino davanti ad un crepaccio su cui era stato posto un sottile e vecchio tronco che serviva da ponte. Il maestro invitò l’allievo vedente ad attraversare il crepaccio. L’allievo guardò il maestro e rispose: “non ci riesco, mi fa paura”. Il maestro allora si rivolse all’allievo cieco e lo invitò ad attraversare. Il secondo allievo attraversò il ponte senza esitare. Il maestro chiese al primo allievo: “hai capito?”
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